EX ILVA, PROCESSO “AMBIENTE SVENDUTO”: CODACONS ATTACCA


10/05/2021

RICOSTRUZIONE DEI FATTI DEGNA DI UN FILM DI FANTASCIENZA I legali della famiglia RIVA, nel corso delle arringhe che stanno chiudendo il dibattimento del noto processo penale “Ambiente svenduto”, giungono a descrivere una realtà invertita: paradossalmente, non solo gli imputati dovrebbero essere prosciolti dalle accuse, ma quasi andrebbero ringraziati dal momento che, a detta dei loro legali, nel corso della gestione Riva gli impanti ex Ilva hanno ridotto la loro “macchia ecologica”, in termini di sostanze nefaste sversate nell’aria, proprio grazie agli ingenti investimenti fatti dai medesimi imputati. Lo afferma il Codacons, denunciando quanto emerso nel corso degli interventi della difesa. Quanto raccontato in aula più che la realtà appare un film di fantascienza, e viene smentito da tutte le indagini tecniche condotte a Taranto. Una difesa così fuori della verità sembra davvero aggravare la posizione degli imputati e far meritare una condanna a 28 anni di carcere come chiesto dal Pm – spiega il Codacons. Evidenti segni della compromissione ambientale legata all’attività del siderurgico, innanzitutto, sono emersi a seguito dell’esame di alcuni campioni di latte bovino e ovicaprino contaminati da diossina e PCB, come si evince dalla nota della ASL del 20 marzo 2008 depositata agli atti del giudizio de quo. Sul punto, molto importante è anche la relazione finale dell’Unità Operativa 5 “Microinquinanti dell’aria” dell’ISPESL “Impatto sulla salute di particolari condizioni ambientali e di lavoro, di provvedimenti di pianificazione territoriale”. Lo studio evidenzia – tra l’altro – il costante superamento dei limiti di legge del PM10 e alte concentrazioni di ossidi di azoto con l’ozono. Inoltre, viene rilevata un’alta concentrazione della classe di inquinanti IPA. Una serie di inquinanti organici noti per la loro particolare tossicità e per la loro pericolosità per la salute umana. Lo studio conclude evidenziando “In particolare nel sito Orsini, all’interno del quartiere Tamburi, circondato dagli insediamenti produttivi, sono state evidenziate giornate a livelli allarmanti di concentrazione di inquinanti durante la campagna invernale”. Dopo un anno dal sequestro dell’impianto, i valori delle emissioni nocive erano praticamente crollati, come risulta dai rilievi dell’Arpa sulla qualità dell’aria. Chiarisce meglio l’impatto ambientale dell’ILVA pre e post sequestro giudiziario il seguente grafico che indica la quantità di PM10 presente su Taranto nel 2010, raffrontandola con le concentrazioni di PM10 degli anni successivi (Dati ripresi dallo studio di Galise et al., 2019 “The Integrated Environmental Health Impact of emissions from a steel plant in Taranto and from a power plant in Brindisi, (Apulia Region, Southern Italy)”).

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