DPCM COVID, CHIUSE PALESTRE E PISCINE, CODACONS: RIMBORSI IN


27/10/2020

DPCM COVID, CHIUSE PALESTRE E PISCINE, CODACONS: RIMBORSI IN DENARO DEGLI ABBONAMENTI O SCATTA DENUNCIA PER TRUFFA GOVERNO STAVOLTA NON PUÒ DANNEGGIARE CONSUMATORI RICONOSCENDO SOLO VOUCHER PRONTI A INIZIATIVE LEGALI A TUTELA DEGLI ABBONATI A PALESTRE E CENTRI SPORTIVI Rimborsi in denaro degli abbonamenti a palestre, piscine e centri sportivi chiusi per effetto del nuovo Dpcm varato dal Governo. A chiederlo il Codacons, pronto a iniziative legali a tutela degli utenti italiani. “Ancora una volta si ripropone il problema dei rimborsi spettanti a chi ha pagato servizi come palestre e piscine di cui ora non potrà usufruire a causa delle chiusure decise dall’esecutivo – spiega il presidente Carlo Rienzi – Con i decreti relativi al precedente lockdown il governo ha pensato bene di calpestare i diritti di milioni di consumatori riconoscendo loro solo il voucher, scatenando problemi e contenziosi a non finire tra cittadini e società che gestiscono i centri sportivi”. “Stavolta il Governo dovrà prevedere espressamente rimborsi in denaro per abbonamenti a palestre e piscine, proporzionali al periodo di chiusura degli impianti – prosegue Rienzi – in caso contrario scatterà una denuncia del Codacons in Procura contro il Governo e contro il Premier Conte per il reato di truffa”. in Italia il costo medio di un abbonamento annuale in palestra è pari a 450 euro – ricorda il Codacons – mentre i corsi di nuoto costano mediamente 650 euro all’anno. Pertanto ogni abbonati alle palestre ha diritto in media a 37,5 euro di rimborso per le palestre e 54 euro circa per le piscine.

AL SERVIZIO DEI CITTADINI
Finalmente il sogno di ritagliare uno spazio nel web, creato dai consumatori per i consumatori, diventa realtà.
Una finestra aperta al dialogo con i cittadini
che consentirà agli operatori dell'associazione consumeristica di monitorare costantemente i servizi pubblici nel capoluogo pugliese.
Il comma 461 e la cultura e della partecipazione
Tale norma dà il via a una grande rivoluzione sociale e culturale, oltre che giuridica, perché afferma e impone (per la prima volta in Italia) la partecipazione attiva e diretta dei cittadini (individualmente e collettivamente intesi) ai processi che regolano e controllano l'erogazione dei servizi pubblici in ambito locale