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17/08/2020
?"Hanno causato dei danni enormi" Coronavirus, Crisanti: "Crescita contagi costante, non ci sarà alternativa ai lockdown locali" "Le discoteche andrebbero chiuse, non dovevano aprire" sostiene il professore, docente di Microbiologia dell`Università di Padova . E sui casi di rientro sottolinea: "Bisognava attivare i controlli prima, predisporre dei protocolli. Se necessario anche chiudere le frontiere" Tweet Discoteche, stretta di Ferragosto su Emilia-Romagna e Veneto Coronavirus: 574 nuovi contagi e 3 decessi in Italia nelle ultime 24 ore 15 agosto 2020 "Non sono ottimista, mi pare evidente che nel giro di 10-20 giorni arriveremo ad almeno mille casi positivi giornalieri. Quello che non si riesce a spiegare è che più i nuovi positivi aumentano, più crescono le possibilità di avere pazienti in terapia intensiva. E di vedere un incremento dei decessi, purtroppo". A parlare, in un`intervista al Messaggero, è il professor Andrea Crisanti, docente di Microbiologia dell`Università di Padova e protagonista, prima del raffreddamento del rapporto con il governatore Zaia, del modello Veneto, da mesi si batte contro coloro che stanno facendo passare il messaggio che è tutto finito, che il virus non esiste più. "Hanno causato dei danni enormi. Purtroppo, già oggi vediamo, giorno per giorno, aumentare i pazienti in terapia intensiva in Italia. Sono ancora numeri sostenibili, ma dobbiamo guardare in prospettiva a ciò che succederà con questo costante incremento dei casi - aggiunge - Purtroppo la dinamica dell`epidemia è ormai chiara, il ritmo di crescita è costante, mi pare improbabile che si riesca a frenare. Certo, come sempre succede, avremo un calo domenica e lunedì, con i dati riferiti al fine settimana quando rallenta l`esecuzione dei tamponi, ma la tendenza è consolidata". Secondo Crisanti il dato dei decessi "può risultare ingannevole. Guardiamo a cosa sta succedendo negli Stati Uniti. Semplificando: i morti arrivano sempre dopo. Prima c`è un incremento di infezioni, poi, dopo 20-30 giorni, quello dei decessi". Per questo "sarebbe stato importantissimo tentare di raggiungere il traguardo dei contagi zero, era a portata di mano, abbiamo fallito". "Discoteche andrebbero chiuse, non dovevano aprire" "Di questa cosa delle discoteche aperte io non mi capacito. Andrebbero chiuse immediatamente, e mi dispiace per gli imprenditori e per chi vi lavora. Prevediamo degli aiuti economici, per carità, ma la discoteca non deve funzionare. Non solo andrebbero chiuse, ma proprio non dovevano aprire", aggiunge Crisanti. "Prima di tutto è molto difficile mantenere il distanziamento sociale. Inoltre, l`attività in una discoteca aumenta la respirazione profonda, le persone vanno in anaerobiosi, si muovono, hanno bisogno di respirare molto di più. Questo facilita le infezioni. Penso all`esempio di un giocatore di rugby durante una partita ha contagiato molti altri giocatori. E mi perdoni: discoteca al chiuso o all`aperto, cambia poco" "Andavano prese misure su casi di rientro, attivare i controlli prima e predisporre protocolli" "Secondo me aumenteranno sia il numero dei focolai, sia le loro vastità. - sottolinea l`esperto - Ma la verità è che dovevamo quest` estate avvicinarci a zero casi. Sarebbe stato possibile. Io non so, per esempio, perché per tempo non abbiamo preso le contromisure per limitare i casi di rientro. Non parlo degli immigrati, che sono una parte molto marginale, penso a chi torna ad esempio dalle vacanze in altri paesi d`Europa. Bisognava attivare i controlli prima, predisporre dei protocolli. Se necessario anche chiudere le frontiere. Il punto di rottura lo avremo quando i focolai, per dimensioni e per numero, riusciranno a sopraffare la capacità di risposta del sistema sanitario. Si passerà dalla trasmissione a focolaio a trasmissione diffusa. Mi spiace, ma a quel punto dovrà essere chiaro che le zone, le aree, in cui capiterà questo dovranno essere chiuse immediatamente. Non ci sarà alternativa ai lockdown locali". "Con molta franchezza, a costo di farmi dei nemici: è stato sbagliato non prevedere riaperture graduali, differenti da regione a regione. Inoltre, ci si è calati le braghe di fronte alle esigenze dell`industria turistica. Bisognava limitare gli spostamenti all`interno dell`Italia, se necessario, ma anche dall`Italia ad altri paesi d`Europa".
FONTE: rainews
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