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19/06/2020
Famiglia Cristiana
DAGLI HOTEL AI TRAGHETTI, UN’ONDATA DI AUMENTI
Non c’è solo il Covid-19 a impedire le vacanze degli italiani: anche il caro prezzi fa la sua parte. Nel nostro Paese c’è un generalizzato aumento delle tariffe in tutti i comparti del turismo, dalle case in affitto agli alberghi, dai villaggi turistici agli stabilimenti balneari. Se aggiungiamo bar, ristoranti e trasporti (voli e traghetti compresi) possiamo parlare di un vero e proprio salasso: non si salva nessuno. Il Codacons ha provato a quantificare questi aumenti generalizzati: una crescita media dei prezzi del 9% della ristorazione, dell’8% delle strutture ricettive, del 15% nel trasporto aereo e del 12% per i biglietti di traghetti e navi. Una vacanza di dieci giorni, calcola l’associazione per la tutela dei consumatori, arriva a costare fino al 20% in più rispetto allo scorso anno, passando da una spesa pro capite di 736 euro nel 2019 a 883 euro per quest’anno. Gli esercenti si difendono accampando spese maggiorate dovute alla sanificazione delle strutture imposta dal Governo, agli oggetti monouso e alle perdite dovute al lockdown. Ma è giusto scaricare tutto sui consumatori? Molti bar e ristoranti si sono inventati persino una Covid-tax, con tanto di voce da inserire nello scontrino, iniziativa per fortuna in via di estinzione perché illegale e soggetta a multe da parte di vigili e Guardia di finanza. Le polemiche non riguardano solo le località di villeggiatura, ma anche le città, dai bar ai parrucchieri. Il rischio è di perdere la clientela. Per questo il presidente del sindacato Balneari Antonio Capacchione raccomanda aumenti entro il dieci per cento. «Troppo comodo tenere i prezzi bassi quando gli italiani sono costretti a restare a casa per la quarantena per poi alzarli, anche in maniera consistente, non appena si può tornare a circolare nella fase 2», commenta il presidente dell’Unione consumatori Massimiliano Dona. Quanto al bonus vacanze previsto dal Governo (da 150 euro per un single a 500 euro per una coppia con almeno due figli), difficile che possa servire a salvare la stagione estiva delle famiglie. Lo sgravio previsto dal Decreto Rilancio dipende da un Isee inferiore a 40 mila euro, deve essere accettato dagli albergatori (e finora si sono resi disponibili solo quelli della riviera romagnola), è anticipato solo all’80% (il restante venti per cento può essere recuperato nella dichiarazione dei redditi del 2021) ed esclude chi prenota attraverso le piattaforme on line. Insomma, più facile a dirsi e che a farsi.
francesco anfossi
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